Io ho visto è anche un quadro. Un quadro importante realizzato dal pittore Marco Benedetti che ha fatto parte della Mostra antologica organizzata a Milano, Spazio Orso. Marco Benedetti, scrive nella prefazione del catalogo il critico d’arte Jean Blanchaert, “ha uno sguardo inquisitorio-buono. I suoi occhi profondi e pazienti hanno fatto amicizia col destino. Questa mostra antologica è dedicata anche a suo padre col quale Marco ha avuto sempre una conversazione silente…
“Marco Benedetti sogna. Sogna, sogna e risogna e, quando si risveglia, materializza il suo mondo onirico, lo traduce in olio su tela, più raramente in scultura. Ha il tempo per farlo. La sua vita è organizzata per mostrarci le sue visioni notturne e raccontarci il suo mondo interiore. Chiunque può lasciarsi andare e produrre musica, scrittura e pittura, scorrevoli come fiumi. Emozioni riversate sulla carta o sulla tela. Ma senza le basi, senza la tecnica, sorrette da anni di mestiere, queste famose sensazioni non commuoveranno nessuno, lasceranno il tempo che avranno trovato, non cambieranno di un millimetro lo stato delle cose. Fortunatamente per lui e per noi, la madre di Marco Benedetti, intuendone il talento, lo ha mandato a scuola di pittura all’età di sette anni dal medico-pittore Enrico Less che ha tolto alla pittura il suo ermetismo e l’ha mostrata al bambino estasiato in tutta la sua accessibilità”.
Il quadro ispirato da Io ho visto è un olio su tela di grandi dimensioni (80×125 cm) composto da dieci pannelli nei quali Marco Benedetti ci regala la sua interpretazione dei ritratti dei protagonisti del libro. Da sinistra a destra: Aldo Dini, Alessandro Griggio, Cesira Pardini, Enio Mancini, Enrico Pieri, Francesco Pirini, Gino Ventura, Giulio Mancini, Sergio Martini, Virginia Macerelli.
Scrive ancora Jean Blanchaert: “Benedetti ritrae a olio su tela dieci di questi personaggi, riuscendo a trasmettere nei dipinti sia l’orrore passato che la forza vitale presente e futura”. E lo scrittore Andrea Kerbaker: “Questa curiosità per le cose del mondo spesso si traduce in altrettante ispirazioni, che si parli di Baudelaire citato da Roberto Calasso o delle vittime dell’orrenda strage nazista di Sant’Anna di Stazzema, suggerite nel 2013 dalla lettura di “Io ho visto”, un libro di Pier Vittorio Buffa, in una delle serie più dense di significati. E la cultura trionfa anche quando Benedetti si sbizzarrisce in opere deliziosamente fuori dal tempo, come il quadro da viaggio, ispirato niente meno che a quelli che Piero della Francesca creava per il cardinal Bessarione”.